I maglioni della nonna
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I maglioni della nonna

Quando la vita rallenta il suo folle ritmo ed i pensieri ed i gesti quotidiani cessano il loro andamento così pressante ed incalzante, ti sorprendi a vivere istanti di raccoglimento, di silenzio, di profonda solitudine, grazie ai quali resti in compagnia di te stesso, insieme al vissuto che ti porti sulle spalle, con la vita passata e con i giorni che ti sei lasciato dietro e dentro.

È in quei momenti che percepisci il vuoto delle persone che ci hanno lasciato, raccogli nella memoria le loro immagini e senti nell’anima la nostalgia della loro presenza e dell’affetto che ci ha legato. Provi le vertigini dell’abisso che ti abita, percepisci in corpo il precipizio che ti porti dentro, una sete che nessuno potrà placare ed un respiro che ha perduto la sua cadenza regolare. C’è un deserto dentro…aridità e solitudine, ricordi che rimbombano nel vuoto e assenze che feriscono l’anima…

La fatica consiste nel custodire questa memoria dolorosa e questo vuoto opprimente senza lasciarcene travolgere o soffocare: tenerlo accanto, come bene prezioso, sapendo depotenziare la sua carica distruttiva.

Ho tanti, quasi troppi ricordi e forse un libro di migliaia di pagine non basterebbe a rendere l’idea dell’affetto che sento ancora vivo e della malinconia che mi stringe il cuore. Risa e tristezza si alternano dentro di me, in un turbinio di emozioni discordanti e devastanti, ma incredibilmente forti e appassionate.

In quella casa, ora la mia, si respirava continuamente la gioia di vivere, anche quando tutto sembrava stesse andando per il peggio. Lei non si abbatteva mai, era una fonte inesauribile di positività, una presenza chiassosa e vivace e mio nonno un uomo pacato, tranquillo buono ed instancabile.

Come è strano… di una persona cara ci vengono in mente, talvolta, piccoli dettagli, particolari della sua vita, episodi marginali, minimi, che però la nostra mente bambina ha fissato nella memoria, come elementi indelebili.  È come se, rivivendo il film della sua vita, ci restasse impresso, non so per quale motivo, un fotogramma, un piccolo e semplice frammento, che conserviamo come un dono prezioso, un tassello raro, tra tanti.

È così che di mia nonna mi torna alla mente, tra le tantissime cose di cui potrei parlare, la passione per le maglie di lana. Le faceva lei, lavorando a maglia la lana avanzata qua e là. Era diventata una sorta di “produzione in serie”: le maglie non prendevano forma, perché qualcuno ne avesse realmente bisogno; ma così, come una specie di fornita “scorta per il futuro”, un caldo e soffice investimento per il domani.  Sì, perché, di fronte alle nostre proteste sul fatto che i suoi cassetti già straripavano di maglie, la sua risposta era semplice, secca quanto disorientante: le maglie sarebbero servite anche quando lei non ci sarebbe stata più, e, quindi, rappresentavano una specie di solida “assicurazione” per il domani.

Se ci penso, trovo singolare questa sua assidua preoccupazione per il futuro: il suo pensiero era il suo modo per prendersi cura di noi attraverso il tempo, anticipando nell’oggi quanto sapeva di non poter più dare domani. Penso sia tipico degli anziani questa “strana” e inspiegabile capacità di raffigurare ed allestire un futuro che essi non potranno abitare. Questa cura per il domani non era mossa da una preoccupazione o da un’angoscia… tutt’altro… era un modo sereno e fiducioso di guardare all’avvenire, sapendo che, molto probabilmente, lei non ne avrebbe fatto parte.

Quei maglioni di lana nascevano nel cuore e prendevano vita tra le sue sapienti mani come pezzi unici.

Non esisteva alcun modello da riprodurre, ogni pezzo era creato sul momento e l’unicità era dettata dalla singolarità del colore. Sicché ti trovavi spesso ad indossare delle maglie “arlecchino” di singolare e stravagante fattura.

Poi capitava che una maglia si bucasse, eccome se capitava.

Ecco allora che veniva sottoposta ad una precisa, quanto attenta e particolare, forma di rammendo: l’intera parte danneggiata veniva abilmente rimossa e sostituita con una nuova, il cui colore, ovviamente, dipendeva dalla disponibilità di quel momento.

Ancora oggi conservo alcuni dei suoi fantasiosi maglioni, che custodisco come un carissimo ricordo.

Quando li osservo ripenso agli insegnamenti che mia nonna, forse inconsapevolmente, mi ha lasciato… 

I maglioni con i polsini colorati mi ricordano che ogni legame è unico e richiede una fedeltà capace di superare i limiti del tempo e la disponibilità del riparare.

Spesso ho considerato le parole di quanti sostengono che le cose che si hanno si apprezzano di più quando si perdono come una frase vuota, presa in prestito dal bigliettino di qualche cioccolatino, tanto per riempirsi la bocca.

Con la consapevolezza dell’oggi però e con quel briciolo di maturità in più, che è scaturita dalla necessità di aver metabolizzato il grande dolore legato alla perdita, ne capisco il senso e la sofferenza che c’è dietro.

Mi rendo conto dell’importanza che hanno avuto e che tutt’ora hanno i miei nonni nella mia vita.

Di quanto di loro sia confluito in me ed esca fuori in un modo così spontaneo che quasi non riesco a capire dove finisca la mia volontà ed inizi quella memoria ancestrale e biologica che mi spinge, con estrema naturalezza, ad assumere i loro stessi atteggiamenti, le loro stesse espressioni e a compiere le loro stesse azioni.

Vedo lei quando mi siedo in terrazza ad apprezzare la bellezza della natura che mi circonda, lui quando mi dedico con passione e amore alle cure dell’orto e me li sento quasi camminare accanto quando passo tra i banchi del mercato e mi riconoscono, non solo perché sono Cristina ma anche perché, prima di tutto, io sono la nipote di Armando e Luigina e questo per me è sempre stato motivo d’orgoglio.

Il regno dei nonni è un regno di antiche memorie, di verdi ricordi, di edere tenaci che si aggrappano alle muraglie della vita, di ricordi belli, di momenti unici e felici da riempire gli occhi e scaldare il cuore.

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